Raccolta di macchine agricole – Le collezioni di meccanica agraria provengono da tre Enti: dal Regio deposito di macchine agricole; dalla Fondazione per l’istruzione agraria di Perugia e da Banca Etruria. Il Regio deposito era una struttura ministeriale istituita nel 1898 allo scopo di permettere «a titolo di sperimento alle Scuole, ai Comizi, alle Associazioni e ai privati agricoltori, le macchine e gli strumenti rurali moderni in modo da diffonderne l'uso
per l'incremento dell'agricoltura»; per questo scopo il deposito era fornito di macchinari di provenienza estera, tra cui attrezzature americane, inglesi, tedesche e francesi. Le attrezzature mantengono ancora, eccezionalmente, le vernici originali, con le antiche scritte e decalcomanie, fatto che ne aumenta il valore storico e documentario. Il deposito venne soppresso nel 1926 e le attrezzature passarono alla cattedra di meccanica della facoltà di agraria. I macchinari della Fondazione per l’istruzione agraria conservati nel laboratorio sono interessanti in quanto provenienti dall’azienda che circonda il museo e in quanto testimonianza della storia di una delle più importanti tenute della regione. Il terzo nucleo di attrezzature proviene da una donazione di Banca Etruria e ha consentito di ampliare notevolmente alcuni settori dell’esposizione, in particolare quelli riguardanti la trasformazione dei prodotti agricoli e i mestieri legati al mondo rurale. L’antichità dei macchinari di Banca Etruria ha consentito inoltre di ampliare la cronologia delle raccolte, altrimenti concentrata al periodo compreso tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo.
Fototeca di ingegneria agraria - Il docente di ingegneria agraria Mario Castelli formò durante gli anni un’importante fototeca, composta da centinaia di lastre e negativi. La fototeca illustra i due principali filoni di ricerca di Castelli: quello della meccanica agraria e quello delle costruzioni rurali. La sezione di meccanica agraria illustra lo stato della meccanizzazione tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, un periodo durante il quale si confrontavano diverse tecniche, da quelle tradizionali, come la trazione animale, a quelle ottocentesche come l’aratura funicolare svolta con motori a vapore, fino alle soluzioni più moderne che prevedevano l’aratura diretta effettuata con trattrici provviste di motori a petrolio . Nel 1917 Castelli venne incaricato dal Ministro dell’agricoltura, insieme all’ing. Giacomo Oreglia, di svolgere una missione all’estero per istituire il ‘Servizio di motoaratura di Stato. Il Servizio, che venne strutturato prendendo ad esempio quelli realizzati dai paesi alleati avrebbe dovuto sopperire alla mancanza di manodopera derivata dalla guerra e costituì di fatto l’esordio della motorizzazione in Italia. Castelli ed Oreglia riferirono al Ministro che la Francia e l’Inghilterra non producevano più attrezzature agricole e che si affidavano ormai totalmente agli Stati Uniti. Le immagini riprese da Castelli delle trattrici statunitensi, sbarcate a Civitavecchia nel 1918, segnano anche il limite cronologico della sezione meccanica della raccolta fotografica. Castelli continuò a pubblicare saggi sulla meccanica agraria, ma progressivamente rivolse le sue ricerche verso le costruzioni rurali che sono documentate nella seconda sezione della fototeca.
Disegni e stampe d’epoca di meccanica agraria – i disegni e le stampe, che venivano utilizzati per lo svolgimento delle lezioni di ingegneria agraria, sono degli interessanti esempi dell’evoluzione del disegno tecnico nel corso del tempo. Partendo dalle chine colorate, create dai docenti e dai loro collaboratori, si passa alle cromolitografie della fine dell’Ottocento, e si arriva alle moderne stampe offset degli anni ’50 del Novecento che venivano utilizzate per pubblicizzare le motrici ormai moderne.
Collezioni di zootecnia – Il CAMS sta provvedendo alla risistemazione delle collezioni afferenti all’ex museo di zootecnia dell’Università degli studi di Perugia. Le collezioni derivano dagli studi e dalle ricerche dei diversi docenti che si sono avvicendati alla cattedra perugina dal 1896 fino al secondo dopoguerra: Ezio Marchi; Carlo Pucci; Antonio Cugnini e Cesare Gugnoni, che fu il anche il preparatore della maggior parte dei reperti. Le raccolte contengono preparati tassidermizzati dei principali gruppi di animali allevati, scheletri, crani, dentature e pelli. Grazie alle missioni di Ezio Marchi e di Giuseppe Scassellati Sforzolini il museo possiede anche una importante collezione ‘coloniale’, con reperti etnografici e lastre fotografiche provenienti dalla Tripolitania e dall’Eritrea.