Le raccolte sono state suddivise nelle sezioni di afferenza1. Nella sezione di zootecnia sono conservati, in otto teche verticali, alcuni dei preparati tassidermizzati realizzati da Cesare Gugnoni più di un secolo fa. Nelle prime tre teche sono esposte le teste delle principali razze bovine, ovine e caprine, una quarta teca contiene i reperti degli animali domestici che più hanno usufruito della globalizzazione nel XIX secolo: gli equini, i suini, i leporidi e i bachi da seta. Le altre quattro teche conservano i volatili allevati come animali “da bassa corte”: i galliformi, gli anatiformi e i colombiformi. Alla base di ogni teca si trovano degli approfondimenti che illustrano le caratteristiche più interessanti dei diversi gruppi, tra cui si ricordano: i tabù alimentari; una storia sociale ed economica della lana; i trend attuali e futuri nel consumo della carne. Una vetrina molto importante è poi quella che raccoglie i reperti coloniali reperiti durante le missioni organizzate dall’Istituto superiore agrario in Africa2. In fondo alla sezione zootecnica è poi stato ricostruito simbolicamente il salotto di Ezio Marchi, con alle pareti le foto di famiglia e una raccolta di antiche incisioni raffiguranti galliformi. Attraversata una porta si raggiunge la sezione osteologica che comprende exhibit sulle dentizioni degli animali domestici, sulla podologia veterinaria e sul ruolo che Ezio Marchi ebbe per la caratterizzazione della razza bovina Chianina. Un pannello semitrasparente, che ripercorre la cronologia degli insegnamenti universitari, introduce poi nella sezione di veterinaria. Questa parte dell’allestimento è decorata con degli ingrandimenti di foto dell’inizio del XX secolo che raffigurano la scuola di veterinaria ai tempi di Eugenio Aruch. Tra gli argomenti trattati in questa sezione ricordiamo: 1) la microscopia ottica, illustrata con la ricostruzione della scrivania di un anatomista, 2) la riproduzione degli animali domestici e 3) le operazioni chirurgiche spiegate con strumenti chirurgici d’epoca e con un antico letto operatorio veterinario ricostruito. Prima di uscire da questa sezione i giovani visitatori trovano due grandi lavagne di ardesia dove possono riprodurre, guidati da degli schemi, gli apparati digerenti dei principali animali domestici.
Nelle etichette d’epoca che accompagnano i reperti tassidemizzati, Cesare Gugnoni segnava con diligenza tutte le notizie utili per l’identificazione degli animali: il nome scientifico; il numero di inventario; la data della preparazione e il nome del preparatore. In una etichetta in particolare risalta anche il nome dell’animale in questione, si tratta di Violetta, una vitella meticcia derivata da un incrocio tra la Schwyz e la Frisona olandese. Nata nel 1902 a Reggio Emilia, Violetta era stata utilizzata da Ezio Marchi per studiare la produzione di latte e possiamo pertanto considerarla una capostipite delle attuali vacche lattifere allevate in Italia. L’onore del nome non fu riservato solo alla famosa Violetta, nelle foto d’epoca della stalla sperimentale di San Pietro, sopra ad ogni postazione sono infatti riportati su dei cartigli i nomi dei bovini allevati: una nota di umanità per degli animali che partecipavano a pieno titolo alla vita dell’Istituto Superiore Agrario.
[per le figure dobbiamo allestire alcuni exhibit e stiamo provvedendo in questo periodo]
Le raccolte di scienze veterinarie e zootecniche documentano diversi fenomeni storici: l’importanza degli animali nel mondo produttivo ed economico dei secoli passati; l’incredibile biodiversità delle razzi locali, oggi in buona parte perduta; gli stretti collegamenti con discipline come la medicina e le scienze agrarie, che sono state fondamentali per l’ammodernamento della società e dell’Ateneo. L’allestimento delle due sezioni disciplinari ha valorizzato, con un approccio teso all’apprendimento educativo, i materiali provenienti dai musei realizzati tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo: dagli animali tassidermizzati agli strumenti chirurgici.
1 L’allestimento è stato curato, con la consueta professionalità e passione, da Jean-François Lerasle. Si ringraziano inoltre i professori Piero Ceccarelli, Francesco Panella e Francesca Sarti per i preziosi consigli sulla redazione dei testi.
2 Studenti e docenti dell’Istituto agrario presero parte a diverse spedizioni: il primo fu il professore Ezio Marchi che nel 1907 si recò in Eritrea per sei mesi dove ebbe modo di apprezzare da parte dei pastori “la pratica soluzione fatta per tentativi, attraverso secoli e generazioni, di problemi biologici inerenti alla vita” Marchi 1910: 66. Nel 1911 fu la volta di due studenti di 22 e 24 anni: si trattava di Giuseppe Scassellati Sforzolini e di Nallo Mazzocchi Alemanni, che studiarono la zootecnia e le costruzioni rurali della Somalia per più di un anno. Al ritorno i due giovani riportarono quarantacinque casse di preparati scientifici Scassellati – Sforzolini 1913. L’ultima grande spedizione fu quella in Libia del 1913 organizzata da Leopoldo Franchetti con al seguito gli zootecnici Carlo Pucci e Cesare Gugnoni.