Tauraco leucotis (Linnaeus, 1766)
Turaco guancebianche
White-cheeked Turaco
Monti di Mahal Wonz (Etiopia) - Africa N.-o.
Collezione Antinori - Dono G. Doria
Least Concern
Aves - Musophagiformes - Musophagidae
Un po di storia...le raccolte storiche dell'Ateneo
Tra le raccolte dell’Università degli Studi di Perugia, una delle più antiche collezioni di storia naturale è quella del fisico ed erudito Luigi Canali (Perugia, 1759-1841), professore di scienze e fisica dell’Ateneo perugino di cui fu anche Rettore . Si tratta di una imponente raccolta di minerali, rocce e fossili, visitata all’epoca anche dal famoso naturalista francese George Cuvier. L’Ateneo perugino annovera anche una particolare tradizione nel campo della zoologia e soprattutto per quanto concerne la storia delle raccolte zoologiche. Queste ultime, nate già ai primi dell’Ottocento, principalmente con collezioni di
invertebrati (1814), vissero un notevole arricchimento grazie all’opera del naturalista-esploratore Orazio Antinori (Perugia 1811 – Lèt Marefià 1882) e del Prof. Andrea Batelli (Volterra 1855 – 1917). Il Volterrano Andrea Batelli, dal 1885 al 1895 “creò” le collezioni del “Museo Zoologico della Libera Università di Perugia”, sino ad allora “Gabinetto Zoologico-Ornitologico” fondato e costituito tra il 1833 ed il 1856, con sede presso Palazzo Murena (attuale Sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Perugia) . Grazie alla collaborazione di Batelli con importanti entomologi italiani, Filippo Silvestri (Bevagna 1873 – Portici 1949) e Antonio Berlese (Padova 1863 – Firenze 1927), furono notevolmente arricchite le collezioni di invertebrati. La raccolta di Vertebrati venne ampliata da Batelli con numerosi campioni di pesci, rettili, anfibi e mammiferi, in particolare di fauna umbra e italiana, attraverso scambi e raccolte sul campo.
Purtroppo, nonostante i numerosi e interessanti arricchimenti delle collezioni, dopo le attività del Batelli, che rinunciò ad ulteriori mandati nel 1896, l’Ateneo perugino visse un momento problematico nel campo della zoologia. Nel 1897 pur rimanendo l’insegnamento della zoologia all’Università, il Gabinetto Zoologico-Ornitologico passò di competenza all’Istituto Superiore Agrario e potè arricchirsi di una nuova raccolta, la donazione Salvioni. Da questo momento critico, l’Ateneo
perugino si riprese abbastanza presto e nuove figure e personalità di studiosi e docenti emersero ad arricchire il panorama degli zoologi dell’Ateneo perugino.venne ampliata da Batelli con numerosi campioni di pesci, rettili, anfibi e mammiferi, in particolare di fauna umbra e italiana, attraverso scambi e raccolte sul campo.
In particolare, nell’ambito di questo vasto patrimonio scientifico e culturale che presenta un duplice valore, sia scientifico sia storico, in ambito regionale, nazionale ed anche internazionale, figura anche la collezione di Tricotteri del Prof. Giampaolo Moretti (Milano 1910-1997), oggi conservata presso il Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie.
Recentemente, alla fine degli anni ’90, grazie ad un contratto di comodato tra l’Università di Perugia e il Seminario Arcivescovile di Perugia, è entrato a far parte delle collezioni storiche dell’Ateneo tutto il materiale conservato presso il Museo di Storia Naturale “Mons. Giulio Cicioni”, che è stato per anni il più importante museo scientifico della Città di Perugia. Museo che, aperto al pubblico nel 1925 e nel corso del tempo sempre sottovalutato dagli enti locali, rimasto nella sua veste espositiva ottocentesca, è stato definitivamente chiuso nella metà degli anni novanta, per problemi di gestione legati fondamentalmente all'assoluta mancanza di fondi e di un'idonea sede espositiva.
Tra tutte le collezioni naturalistiche conservate presso l’Università degli Studi di Perugia due tra le più ricche e diversificate furono il frutto dell’attività di Orazio Antinori e Mons. Giulio Cicioni.
Orazio Antinori (Perugia 1811 – Let Marefià 1882) fu viaggiatore, esploratore e naturalista; un personaggio oggi difficile da immaginare. La sua natura di personaggio “ribelle”, spesso in esilio o in fuga, da situazioni personali e momenti politici e sociali avversi, lo avvicinò particolarmente a figure ben più familiari del nostro secolo. L’esploratore perugino oltre ad aver contribuito alla fondazione della Società Geografica Italiana fu il “decano” della storia delle esplorazioni italiane in Africa, dove si spense nel 1882. Le sue spoglie furono seppellite all'ombra di un secolare Fico Sicomoro (Ficus sycomorus) a Lèt Marefià, un piccolo villaggio negli altopiani di Ankober, in Etiopia, nel suolo di quella terra da Lui così tanto amata.
Prima l’esilio per ragioni politiche, poi l’interesse per la zoologia e per la scoperta, spinsero Orazio Antinori in varie parti del mondo (Asia Minore, Vicino Oriente, Nord Africa e Africa Orientale).
Esule politico dal 1849, viaggiò svolgendo le sue ricerche e continuando a raccogliere campioni naturalistici in Grecia, Creta, Cipro, Asia Minore e Vicino Oriente, per poi iniziare ad effettuare una serie di lunghi viaggi nell'Africa Nord Orientale, seguendo il corso del Fiume Nilo, dall'Egitto al Sudan meridionale fino agli altopiani d'Etiopia. Nel 1861 la situazione politica nazionale mutò profondamente e l’Antinori poté cosi riprendere finalmente la via del ritorno.
In Abissinia, grazie anche ai suoi buoni rapporti con S.M. Menelik II, Re dello Shewa e futuro Imperatore d'Etiopia, risiedette dal 1870 al 1872 e dal 1876 al 1882, anno della morte, e riuscì ad ottenere direttamente dal sovrano il permesso per la costruzione di una Stazione Geografica e Scientifica Italiana a Let Marefià, nei pressi della città di Ankober (antica capitale del Regno di Shewa). Durante queste esperienze effettuò varie esplorazioni naturalistiche in alcune delle più remote località dell'Etiopia, dagli altopiani dello Shewa sino ai circostanti bassopiani, raccogliendo centinaia di campioni di storia naturale.
Mons. Giulio Cicioni nacque a Cerqueto (PG) il 13 Aprile 1844. Entrò in seminario ed il 29 Settembre 1867 fu ordinato sacerdote dal Cardinale Pecci, futuro Papa Leone XIII per il quale, in seguito, ricoprì anche il ruolo di segretario. Nel 1868 gli fu affidata la Cattedra di Aritmetica e Scienze naturali nel seminario perugino. Nel 1870, fu nominato Priore Parroco di Prugneto, e vi si trasferì. Personalità scientifica nota a livello nazionale sin dal 1886, partecipò a diversi congressi nazionali e ne organizzò egli stesso uno a Perugia nel 1893; fu nominato nel 1896 Socio Effettivo dell'Accademia Pontificia dei Lincei di Roma. Si trasferì a Perugia nel 1900 diventando Canonico della Basilica Metropolitana di Perugia, dedicando questi ultimi ventenni della sua vita al suo sogno, il Museo di Scienze Naturali. Il prof. Giulio Cicioni si spense a Perugia all’età di 80 anni l’8 novembre 1923.
Giulio Cicioni fin dalla più giovane età manifestò un vivo interesse nel campo delle scienze naturali, raccogliendo materiali vegetali ed animali nel suo girovagare nelle campagne umbre.
Inoltre, grazie ai numerosi contatti con religiosi missionari dell’Oceania e America centrale e meridionale, dell'Asia sud-orientale e dell'Africa, aggiunse alle raccolte regionali delle splendide e ricche collezioni di flora e fauna extraeuropee. Riuscì così ad allestire anche un erbario con oltre 15.000 esemplari rappresentativi di più di 7.000 specie. In questo contesto particolare rilievo rivestono, ad esempio, la collezione di Pteridofite dell'Arcipelago delle Antille ed in particolare della Giamaica, molte delle quali endemiche. Un notevole contributo all'arricchimento delle raccolte naturalistiche del Cicioni venne fornito dalla copiosa donazione di preparati zoologici e botanici che Papa Leone XIII, al termine dell'esposizione vaticana allestita nel 1887, in occasione del proprio giubileo sacerdotale, donò a Mons. Giulio Cicioni che, proprio in quegli anni, stava sviluppando un museo di scienze naturali presso il Seminario Arcivescovile di Perugia.
Quando mons. Giulio Cicioni ebbe l’affidamento dell’insegnamento delle Scienze Naturali in Seminario, trasferì presso di questo tutte le collezioni che aveva potuto mettere insieme e, nel corso degli anni, continuò ad arricchirle, estendendole non solo al mondo animale ma anche alle scienze della Terra, raccogliendo minerali, rocce e fossili. Così facendo fondò il Museo di Scienze Naturali del Seminario Arcivescovile di Perugia, utilizzato e visitato a scopi didattici dagli studenti del Seminario. Il Museo venne aperto al più vasto pubblico, su desiderio di molti perugini e della stampa cittadina, il 29 giugno del 1925, solo dopo la morte del Cicioni.
Il Museo nel quale Mons. Cicioni “…aveva chiuso tutto il suo cuore…”, anche se cambiando più volte sede nell’ambito cittadino e restando per anni ancorato a schemi ottocenteschi di tassonomia ed esposizione (ad esclusione di un breve periodo, alcuni anni prima della chiusura, caratterizzato da una gestione con criteri più moderni in cui venne pubblicata una guida del Museo a cura di Francesco Saverio Papagno), rimase aperto al pubblico fino alla seconda metà degli anni novanta e, alcuni anni dopo la chiusura definitiva del museo, le collezioni sono state affidate in comodato dal Seminario Arcivescovile di Perugia all’Ateneo perugino.
La storia continua...La Galleria di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Perugia
Oggi, grazie all’opera del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici (CAMS) dell’Università degli Studi di Perugia e ad alcuni finanziamenti speciali della UE erogati dalla Regione dell’Umbria e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, l’intero patrimonio scientifico-naturalistico dell’Ateneo ha potuto godere di interventi di recupero e valorizzazione con la recente istituzione nel febbraio del 2010 della Galleria di Storia Naturale di Casalina (Deruta, PG), regolarmente aperta al pubblico. All’interno di tale struttura, infatti, sono state collocate tutte le più importanti collezioni naturalistiche (geologiche e mineralogiche, paleontologiche, botaniche e zoologiche, etnografiche) dell’Università degli Studi di Perugia, diverse delle quali hanno già subito adeguate opere di recupero, restauro e valorizzazione sia in ambito scientifico che culturale.